24/10/2020-07/02/2021

A cura di Giovanni Granzotto e Leonardo Conti
in collaborazione con Fondazione Biggi, presieduta da Giorgio Kiaris
Catalogo Il Cigno GG Edizioni – Roma

Costruita intorno a un gruppo di cinquanta di opere, dai lavori della fine degli anni ’50 fino a quelli degli anni 2000, questa ricca antologica induce sul confronto costante dell’opera di Biggi con lo spazio naturale e lo spazio mentale, nella ricerca continua di un dialogo tra realismo e astrazione.

Dalle “Cancellate” del 1957 e dai “Racconti” e “Tempi” del triennio 1958-60 – serie che rappresentano le prime anticipazioni di quello che sarà il rapporto dell’artista con la realtà naturale e la dimensione, anche fisica, dello spazio – prende le mosse un percorso espositivo che si dispiega per affrontare il famoso ciclo dei “Continui”, quello che proiettò Biggi sulla scena pittorica italiana degli anni ‘60, proponendo appunto una nuova visione dell’incontro fra spazio mentale e ritmi naturali.

É a partire da questo momento che la sua pittura di affronta in maniera sempre più vigorosa le tematiche del colore, in uno stretto confronto con le cromie che ci presenta la natura e che Biggi vive nei suoi lunghi viaggi in giro per il mondo, esperienze di vita e fonte di ispirazione continua: nascono così i cicli dei “Variabili”, dei “Ritmi”, dei “Cieli” e dei “Campi”, per poi immergersi nelle atmosfericità ambientali della serie “Luci” e “Suite americane” della fine degli anni ottanta e della prima parte degli anni novanta.

Con il passare del tempo il rapporto spazio-natura si fa sempre più percettivo, quasi a sfiorare una dimensione fisica e tattile con i cicli delle “Costellazioni”, delle “Icone”, delle “Cosmocromie”, degli “Eventi metropolitani”, di “Ayron” e delle “Puntocromie”, opere che introducono pienamente il visitatore negli anni 2000, sotto il segno di una pittura che cerca in maniera sempre più profonda di coniugare citazioni di arte programmata con l’esprit naturel. Ed è questo spirito che appare conclusivamente rappresentato dal tema simbolico dei “Fleurs”, sorta di abecedario botanico, con cui Biggi chiude il suo lungo viaggio espressivo.

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